venerdì 20 marzo 2009

Generazione di fenomeni

La mia è una generazione di paraculi.

Ne parlavo per l'ennesima volta con 2 amici italiani qui a Calcutta, in una tarda mattinata di una domenica di sole, hangover e caffè a manetta. Vi faccio un identikit: parlo di tutta quella schiera di ggiovani e meno ggiovani tra i 23 e i 30, europei o comunque caucasici, medio borghesi o presunti tali, modello young professionals. Buon curriculum, faccia da bravi ragazzi, esperienze di tutti i tipi, dall'arrampicata libera al campo di lavoro in Burundi, passando per un qualche stage figo in istituzioni fighe dove hanno preparato caffè e accumulato fotocopie per tre mesi senza ovviamente beccare un centesimo. Dopo una vita universitaria piuttosto movimentata e cazzeggiona, con la ormai quasi immancabile esperienza erasmus, esami preparati in 2 giorni e tesi di laurea da denuncia per plagio, il paraculo in questione inizia la trafila stageaggratisstagepagatomezzolavorolavoroquasivero, insomma, dovrebbe iniziare a guadagnarsi il pane al di là dei lavoretti da studente. Il che vuol dire che, tendenzialmente, la quantità di cazzeggio marginale dovrebbe decrescere sempre di più in funzione di un accrescimento della produttività e della serietà lavorativa e non.

E invece no.

La mia eccezionale generazione di fenomeni, forse per non avere la spiacevole sensazione di rammollirsi, vuole semplicemente riuscire a fare tutto, a farlo bene e possibilmente in fretta, che sennò fai tardi all'appuntamento. Sveglia presto con alle spalle sì e no 5 ore di sonno, che la sera prima si era deciso di fare un aperitivo tranquillo stranamente prolungatosi fino alle 3 (e notare che era giovedì sera). Magari un po' di sport per i più coraggiosi (quello sì, sempre più raro quando ti avvicini paurosamente ai 30), corroborato da una moka di caffè gigante deglutita ad occhi semiaperti e con l'entusiasmo di un italiano che guarda una partita di cricket. Poi si va al lavoro (a volte figo a volte bo, ma questa è un'altra storia), pretendendo di essere in formissima e lucidi nonostante gli innumerevoli cocktails e le sostanze più o meno stupefacenti trangugiate la sera prima ripetendosi che sarebbe stato l'ultimo giro. La giornata qualche modo passa, tra (poca) produttività e (molti) diversivi, quali email, feisbuk (nemico n°1), chat e blog (seguono a ruota) e quant'altro, e pur sapendo di non aver fatto appieno il suo dovere, il paraculo riesce in qualche modo a fregare i suoi superiori e a sfangarla brillantemente, a meno che non faccia l'imperdonabile errore di addormentarsi sulla scrivania, come era uso fare nei tempi felici dell'università quando soleva occupare l'ultima fila in un'aula stracolma di 300 capocce pensanti e rotanti (vedi foto).
Alla sera beh, uscito dal lavoro che fai, te ne vai a casa? Ma che palle! Inizia un rapido giro di telefonate a compari fidati che non mettono in questione il fatto di "andarsi a bere qualcosa" ma semplicemente luogo e ora. Sì però stasera non facciamo tardi. Alle 3 realizzi che sì, sono proprio le 3, e non è il tuo cellulare che è impazzito, ma tu che ci sei ricascato un'altra volta. Il giorno dopo, sempre con le improbabili 5 ore di sonno, ricominci la tua giornata pregando che finisca presto. Poi ti rendi conto che è venerdì...che fai, non esci? Il weekend dunque si preannuncia lungo e tortuoso, e il tuo fegato probabilmente entrerà in sciopero per la giornata di domenica, salvo tornare in forma smagliante a partire dal martedì sera. And so on. Quando poi il giovane paraculo vive da espatriato, potete anche moltiplicare quanto sopra riportato, perchè c'è l'indennità di trasferta e il trauma dell'erasmus mai veramente superato.

La domanda dunque è: per quanto tempo il paraculo generazionale riuscirà a reggere 'sti ritmi? Inizialmente mi ero dato la risposta: tutto finisce quando raggiungi i 30. Non mi pare, visti i trentenni che conosco (me ventinovenne incluso). Allora, forse tutto finisce o almeno si rallenta quando si fidanza ufficialmente e/o si sposa. Ma dopo aver visto i ritmi di 2 o 3 coppie sposate che conosco, mi sono ricreduto, si può vivere da paraculi tuttofacenti anche da sposati. Forse, il bebè è l'unica cosa che può fermare questo delirio di onnipotenza generazionale.

O la cirrosi epatica.

mercoledì 11 marzo 2009

Colours

Ci sono poi quelle giornate che bah, forse sei solamente stanco. O forse semplicemente hai bevuto troppo il giorno prima, per sfogare un calo di tensione dopo un paio di telefonate impegnative.

Allora ti alzi un po' più tardi, che oggi in India è Holi, la festa dei colori. In Italia è solo mercoledì 11 marzo, e probabilmente al tuo capo non gliene frega molto della festa dei colori. Il sole scalda la tua camera come ogni giorno, le tende rosse non riescono a contenerlo. Le urla dei bambini che si rincorrono, un caffè, subito. Kolkata sempre più calda, i ricordi di un anno fa, arrivato all'aeroporto con una valigia di meno, rimasta a godersi la pioggia di Londra. Shanti Niketan, un Holi come si deve (era fine marzo, già, fine marzo...) con un gruppo di sconosciuti di cui qualcuno ora è un buon amico.

Devi lavorare, hai un mare di scadenze, ma non ti va proprio. Un anno di India? Ma quanto ne sai davvero di questo universo? Più lo scopri, meno ti sembra di conoscerlo. Un ragazzo lancia sacchi pieni di colore dal suo terrazzo. E' l'una e un quarto passata, non hai fatto nulla di quello che dovevi fare. La città mi acceca, le voci mi cullano... Calma, forse sei solamente stanco. Happy Holi, man.