mercoledì 21 maggio 2008

Hop on hop off

Taxi. Bus. Metro. Autorisciò. Risciò a pedali. Risciò umano. In una città sempre in movimento come Calcutta, i mezzi di trasporto, qualunque essi siano, sono il sangue che scorre nelle arterie, nelle sue vene, di giorno e di notte. Ci si muove con qualsiasi cosa, con ogni mezzo, e non sempre è detto che il più co modo sia il più rapido. Il tempo che passi sui mezzi di trasporto può essere lunghissimo, anche ore e ore solo per andare e tornare da un punto all'altro, e allora devi sempre cercare di studiare la combinazione migliore che ti permetta di metterci meno tempo, riuscendo anche magari a non farti venire un enfisema polmonare.

E' curioso come a Calcutta la metropolitana, posto che di solito viene considerato come un male necessario, soprattutto nelle ore di punta, o un ritrovo di sbandati, sia qui invece il luogo pubblico probabilmente più fresco e pulito in cui ci si possa imbattere. Un'unica linea, che taglia la città da nord a sud, da Tollygunge a Dum Dum, con i suoi ventilatori sempre accesi e i monitor che trasmettono vecchi video di canzoni bengalesi e i 100 goals più belli del campionato inglese. Funziona bene, è pulitissima e puntuale. E tutto questo per sole 8 rupie, poco più di 10 centesimi di euro. La metropolitana più antica dell'India, motivo d'orgoglio per i calcuttesi. E la stanno anche prolungando...magari per il 2100 ce la faranno.

L'autorickshaw o autorisciò è sicuramente il mezzo più curioso e divertente, diffuso in tutta l'India e geniale taxi collettivo. Sono dei veicoli a tre ruote, tipo Ape Piaggio, dove i conducenti caricano fino a 5 passeggeri. Tutti qui li chiamano semplicemente auto (leggi oto). Hanno delle tratte stabilite, che fanno avanti e indietro tutto il giorno tutti i giorni, divincolandosi nel traffico folle e sfrecciando tra gli autobus colorati e le nuove utilitarie del miracolo indiano. La prima volta che lo prendi, non hai la certezza matematica di riuscire a scendere prima che si sia cappottato almeno una ventina di volte. Poi impari ad apprezzarli, anche perchè gli autisti di autorisciò sono di un'onestà imbarazzante, ti ridanno anche mezza rupia di resto e quasi si offendono se non la vuoi. Piccolo problema: inquinano tantissimo. Pare che ci sia un piano della municipalità per riconvertire tutti gli autorisciò a gpl. Ma la maggior parte di quelli che attualmente circolano non sono registrati, e questo rende questo piano perlomeno ambizioso.

I risciò a pedali in alcune zone sono indispensabili, soprattutto nei quartieri dove i taxi non si avventurano per le strade troppo strette. E quando vedi questi uomini magrissimi, tutto il giorno a pedalare sotto il sole respirando tonnellate di smog, soprattutto quando trasportano queste belle matrone bengalesi panzone avvolte nei loro sari, ti verrebbe voglia di farlo correre a loro il Giro d'Italia o il Tour de France. Non so se sarebbe più avvincente, ma sicuramente girerebbe meno droga e tutto sarebbe più realistico

Il risciò umano non l'ho ancora mai preso, cercando di evitarlo per un mio molto occidentale senso del pudore. In realtà, per i risciò pullers, il loro è un lavoro come un altro. Il governo della città aveva provato a cacciarli, qualche anno fa, dal momento che davano una brutta immagine della città, questi risciò umani che trasportano i loro carri a piedi nudi. Ma non ce l'hanno fatta, e credo che Calcutta sia l'unica grande città in tutta l'India dove ancora li puoi trovare. E tra l'altro, pare siano anche l'unico mezzo di trasporto funzionante durante gli allagamenti monsonici.

L'autobus è una buona soluzione, se solo riesci a capire dove va e dove stanno le fermate, che non sempre sono indicate molto chiaramente. Il metodo è quello sudamericano: lo prendi al volo e ti butti al volo quando devi scendere. Niente porte automatiche, niente finestrini. Il deus ex machina è un tizio che passa le sue giornate con un rotolo di biglietti in mano e una sacchetta coi soldi. Oltre a fare da bigliettaio, rendendo pressochè impossibile non pagare il biglietto, funziona anche da prenotatore di fermata e specchietto retrovisore per il conducente. Quando il bus si deve fermare, batte una volta. Quando è pronto per ripartire, una volta che i passeggeri sono scesi alla loro fermata, batte due volte e il bus riparte. Ma non è sempre detto che il suo doppio battere corrisponda all'effettiva discesa dal mezzo di tutti i passeggeri, specie dell'ultimo malcapitato della fila. Per cui, quando prendi un autobus a Calcutta, preparati a saltare, e soprattutto, a girare la testa verso sinistra appensa scendi. Se sei distratto, niente di più facile che un autista di autorisciò spunti a tutta velocità e decida di farti salire a bordo, anche contro la tua volontà. O che decida, molto più semplicemente, di salirti a bordo.

Nella foto: scorcio dello slum di Howrah ripreso da un risciò a pedali dal Magritte medesimo.

1 commento:

DRESSEL ha detto...

Azzo, un altro mondo...
riguardo ai mezzi inquinanti, immagina quando tutti i cinesi e tutti gli indiani avranno una macchina come noi teste di cazzo occidentali...